Prendi in mano la tua salute

Prendi in mano la tua salute

Prendi in mano la tua salute

SCOPRI TUTTI I CONTENUTI DI MY SPECIAL DOCTOR

TROVA UN DOTTORE NELLA TUA CITTà

SCOPRI TUTTI I CONTENUTI
DI MY SPECIAL DOCTOR

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Search in posts
Search in pages

TROVA UN DOTTORE
NELLA TUA CITTà

of

Tumore della vescica: come prevenirlo?

Il tumore della vescica consiste nella trasformazione in senso maligno delle cellule che rivestono la superficie interna della vescica stessa, ovvero l’organo che raccoglie l’urina filtrata dai reni, prima di essere eliminata dal corpo.

Il tumore della vescica rappresenta circa il 3 per cento di tutti i tumori e, in urologia, è secondo solo al tumore della prostata.

È più comune tra i 60 e i 70 anni ed è tre volte più frequente negli uomini che nelle donne. Alla diagnosi il tumore della vescica è superficiale nell’85 per cento dei casi, infiltrante nel 15 per cento. Secondo i dati del Registro Tumori, in Italia nel 2017 sono stati stimati circa 27.000 casi di tumore vescicale, considerando sia le forme infiltranti sia quelle superficiali.

Per saperne di più.

Tumore dell’endometrio: cos’è?

Il tumore endometriale è di solito un adenocarcinoma endometrioide. In genere si manifesta con un sanguinamento vaginale postmenopausale. La diagnosi viene formulata mediante biopsia. La stadiazione è chirurgica. Il trattamento richiede isterectomia, salpingo-ooforectomia bilaterale e, in pazienti ad alto rischio, spesso linfoadenectomia pelvica e para-aortica. Per i tumori avanzati è di solito indicata la radioterapia, la terapia ormonale o la chemioterapia.

Per saperne di più.

Tumore dell’ipofisi: come curarlo

L’ipofisi, o ghiandola pituitaria, è una ghiandola situata dentro il cranio, alla sua base. Pur essendo molto piccola, con dimensioni paragonabili a quelle di un pisello, ha un ruolo determinante poiché è collegata direttamente con una parte del cervello chiamata ipotalamo e garantisce il legame tra le attività del cervello e quelle del sistema endocrino per la produzione di ormoni.

L’ipofisi è regolata dagli ormoni prodotti dall’ipotalamo e a sua volta produce ormoni che influenzano l’attività di altre ghiandole come tiroide, ghiandole surrenali e gonadi (ovaie e testicoli) denominate “ghiandole bersaglio”. Proprio per questa funzione di controllo è anche definita “ghiandola maestra“.

Per saperne di più.

Tumore alle ghiandole surrenali

Le ghiandole surrenali, o surreni, sono due piccoli organi ghiandolari posti al di sopra del polo superiore di ciascun rene (da ciò deriva il loro nome, appunto sur-rene).

Hanno una forma triangolare e risultano formate da diverse componenti.

La parte centrale, chiamata midollare del surrene, produce due sostanze chimiche che svolgono importanti funzioni nel sistema nervoso centrale: l’adrenalina e la noradrenalina. La parte esterna è detta corticale e produce gli ormoni steroidei, fra cui l’aldosterone, che contribuisce a regolare la pressione arteriosa, il cortisolo, importante nella regolazione dei livelli di zucchero nel sangue (glicemia), alcuni ormoni sessuali maschili (androgeni) e femminili (precursori degli estrogeni).

Per saperne di più.

Tumore del pancreas

Il pancreas è un organo ghiandolare di forma allungata, lungo circa 18-20 cm, situato in profondità nell’addome, tra lo stomaco e la colonna vertebrale.

È suddiviso in tre parti: la più grande viene chiamata testa ed è a stretto contatto con il duodeno, quella centrale corpo, e la parte più sottile, che si protrae fin verso la milza, è denominata coda.

Il pancreas produce diversi ormoni molto importanti tra i quali l’insulina e il glucagone (che regolano il livello degli zuccheri nel sangue) e vari enzimi (per esempio la tripsina) che, trasportati dai dotti pancreatici nell’intestino, contribuiscono alla digestione e all’assorbimento dei nutrienti.

Per saperne di più.

Cancro al seno, svelato meccanismo causa metastasi

Una delle forme più frequenti di cancro al seno, il carcinoma mammario intraduttale (Dcis) rappresenta per la ricerca italiana  l’impegno nel cercare terapie su misura contro tipo di carcinoma.

Questo tipo di tumore in una percentuale del 30% dei casi  migra dalla propria sede per colpire altri organi con metastasi , secondo un  meccanismo molecolare trovato e descritto in uno studio pubblicato su ‘Nature Materials’ da un team di ricercatori dell’Istituto Firc dell’Università di Milano , e sostenuto sia dall’Airc che dalla Fondazione Cariplo e Miur

Il risultato del team italiano ha permesso di definire una ‘firma meccanica’ che possa permettere  di individuare i tipi di neoplasie più a rischio di produrre metastasi, così da colpirle con trattamenti ad hoc.

Il carcinoma mammario intraduttale (Dcis), secondo i ricercatori, è in percentuale del 20% il tipo di tumore fra i più diffusi delle diagnosi di carcinoma- spiegano e si caratterizza con l’insorgenza di lesioni primarie all’interno del dotto mammario, che si immobilizzano a causa della forte compressione da parte del tessuto esterno.

Circa il 70% del tumore resta ‘solido’ in loco,  mentre la restante parte può diventare fluida’ , riuscendo ad uscire dal seno.

Il ricercatore Giorgio Scita, a capo dell’Unità Meccanismi di ricerca delle cellule tumorali dell’Ifom e professore ordinario di Patologia generale alla Statale  spiega che

“Questa caratteristica rende questo tipo di tumore un modello ideale per studiare la relazione tra transizione di stato e il potenziale di metastatizzazione“,

Due anni fa – ricorda – avevamo constatato come Rab5A, una proteina che regola la capacità delle cellule di internalizzare membrane e recettori, fosse sorprendentemente capace di indurre la fluidificazione di un tessuto di cellule epiteliali dense e impaccate. L’azione ricorda quella di un vigile che riesce a rendere scorrevole il traffico congestionato delle nostre città. Ciò che emerge oggi dai nostri laboratori è che questa motilità, osservata in un modello di tumore particolarmente sensibile a questo fattore, quale appunto il carcinoma intraduttale mammario, è anche associata alla capacità del tumore di modificare la matrice extracellulare e invadere il tessuto circostante”.

Abbiamo ingegnerizzato cellule di ghiandola mammaria in modo da elevare il livello della proteina Rab5A, tipicamente molto espressa nei tumori più aggressivi della mammella – riferiscono Andrea Palamidessi, Chiara Malinverno e Emanuela Frittoli, i primi autori del lavoro – Quindi abbiamo osservato che questa semplice manipolazione è sufficiente a risvegliare la motilità di una popolazione cellulare andata incontro a solidificazione e a permettere l’acquisizione di movimenti collettivi fluidi e scorrevoli”.

La connessione tra il processo regolato da Rab5 e la transizione da stato più solido a più fluido – prosegue Scita – è stata approfondita utilizzando un sistema sperimentale costituito da sferoidi tumorali immersi in una matrice di collagene che riproduce il microambiente che tipicamente il nostro organismo sviluppa per limitare la crescita di un tumore. Sfruttando tecniche di ingegneria genetica, microscopia avanzata e biofisica, le cellule tumorali sono state osservate in diretta per monitorarne le modalità di movimento e la sua capacità di modificare la rete di fibre di collagene allo scopo di generare canali e vie di fuga attraverso le quali invadere il resto dell’organismo”.

“In particolare, per studiare le caratteristiche dinamiche del tessuto e allo stesso tempo le forze che gli sferoidi esercitano sulla matrice in 3D, abbiamo sviluppato modelli e algoritmi innovativi per l’analisi quantitativa dei filmati acquisiti – precisano Fabio Giavazzi, ricercatore della Statale di Milano, e Roberto Cerbino, docente di Fisica applicata presso l’ateneo, co-firmatari con Scita anche del primo articolo sulla proteina Rab5A (2017) – Fondamentale è stato l’utilizzo di marcatori fluorescenti che sono stati dispersi nella matrice. E’ seguendo le loro fluttuazioni che siamo riusciti a ottenere informazioni sulle forze di trazione esercitate dalle masse tumorali sulla matrice stessa”.

Cereali integrali, secondo uno studio Usa aiutano a prevenire il tumore al fegato

Un maggiore apporto di cereali integrali e fibra si associa a un ridotto rischio di carcinoma epatocellulare, la forma più comune di tumore del fegato, secondo un ampio studio osservazionale con un lungo follow-up, pubblicato su Jama Oncology e coordinato da Xuehong Zhang del Brigham and Women’s Hospital, affiliato alla Harvard Medical School di Boston.

Da tempo, gli esperti sospettano che la dieta possa rappresentare un importante fattore di rischio per il carcinoma epatocellulare, ma finora si erano prodotte evidenze scientifiche solo riguardo al consumo di alcuni alimenti contaminati da funghi e di forti quantità di alcol. In questo caso i ricercatori si sono concentrati invece su cereali integrali e fibre alimentari, che erano già stati associati un minor rischio di obesità, diabete di tipo 2 e steatosi epatica non alcolica – tutti fattori predisponenti noti per il carcinoma epatocellulare.

Il team ha condotto uno studio di coorte su 125.455 persone e ne ha esaminato l’assunzione di cereali integrali, dei loro componenti (crusca e germe) e delle fibre alimentari che sono presenti, oltre che nei cereali non raffinati, anche nella frutta e nella verdura. Ai partecipanti allo studio è stato chiesto di compilare questionari relativi alle loro abitudini alimentari ogni due anni e, per analizzare i dati, i ricercatori hanno poi suddiviso i soggetti dello studio in terzili in base ai loro livelli di consumo degli alimenti considerati.

Durante un follow-up medio durato ben 24 anni, 141 partecipanti sono stati colpiti da carcinoma epatocellulare.

L’analisi statistica dei dati ha evidenziato che un maggiore apporto di cereali integrali si è associato in modo significativo a un minor rischio di questo tumore.

«Se i nostri risultati verranno confermati, l’aumento del consumo di fibre di cereali integrali potrebbe servire come una possibile strategia per la prevenzione primaria del carcinoma epatocellulare», ha detto Zhang in una e-mail a Medscape Medical News.

E Nicola McKeown, esperta in epidemiologia della nutrizione della Tufts University di Boston, ha commentato che i benefici di questi alimenti vanno oltre la prevenzione di un tumore specifico: «Per accertare l’impatto sul cancro del fegato dei cereali integrali serviranno altri studi, ma introdurne una maggiore quantità nella propria dieta è una buona strategia per migliorare la salute nel suo complesso».

Nuovo test individua il tumore della cervice uterina nel 100% dei casi

Un nuovo test per diagnosticare il tumore della cervice uterina, sviluppato dai ricercatori della Queen Mary University di Londra, ha mostrato una percentuale di successo del 100%, superando in modo significativo gli esami diagnostici che sono attualmente utilizzati, come il Pap test e il test Hpv.

L’Hpv, noto anche come papillomavirus umano, è responsabile della stragrande maggioranza dei casi di tumore cervicale in tutto il mondo ed è trasmesso soprattutto attraverso l’attività sessuale. Ne esistono oltre cento tipi diversi, e una piccola parte di questi è causa riconosciuta di cancro.

Il Pap test è l’esame diagnostico più tradizionale e comporta il prelievo di un campione di cellule dalla cervice e il loro esame al microscopio; è in grado di individuare in modo rapido e precoce la presenza di alterazioni, comprese quelle che possono dipendere da un tumore al collo dell’utero. Anche l’attuale test Hpv consiste nel prelievo di una piccola quantità di cellule dal collo dell’utero e rileva la presenza del virus piuttosto che il reale rischio di sviluppare un tumore: è più efficace del Pap test, ma l’Hpv spesso non causa alcun problema, quindi molte donne che risultano positive subiscono uno stress del tutto inutile.

Nessuno delle due metodiche è però efficace al 100%.

Il test sviluppato dai ricercatori londinesi è stato messo alla prova con uno studio clinico randomizzato condotto in Canada su 15.744 donne di età compresa tra 25 e 65 anni e il risultato è stato clamorosamente positivo, con l’individuazione di tutti e otto i tipi di tumori cervicali invasivi che si sono sviluppati nelle donne, mentre il Pap-test ne ha rilevati solo un quarto e il test Hpv la metà.

I risultati sono stati pubblicati sull’International Journal of Cancer, in cui si specifica che il nuovo test si avvale delle conoscenze sull’epigenetica: invece di analizzare i cambiamenti del codice genetico si focalizza sulle modalità con cui i geni sono espressi, ossia quando si “accendono” invece di rimanere inattivi.

«Si tratta di uno sviluppo enorme – ha dichiarato il coordinatore dello studio Attila Lorincz – non solo siamo stupiti dal modo in cui questo test rileva il cancro cervicale, ma è la prima volta che qualcuno ha dimostrato il ruolo chiave dell’epigenetica nello sviluppo di un importante tumore solido».

Nuovo test del sangue rileva otto tipi di tumore

Diagnosticare il cancro può essere complicato e comportare procedure spiacevoli come mammografie e colonscopie; inoltre spesso i tumori vengono rilevati solo quando hanno raggiunto una certa dimensione. I ricercatori stanno dunque lavorando per trovare alternative migliori, meno invasive e in grado di individuare il cancro più precocemente, quando è più curabile, attraverso il sangue.

Ora, i ricercatori del Cambridge Institute, in Gran Bretagna, hanno sviluppato un esame del sangue – o “biopsia liquida” – in grado di rilevare otto diversi tipi di cancro, tra cui cancro al seno, alle ovaie, alla pelle (il carcinoma basocellulare tra i più comuni) e al cervello. Non è il primo esame del sangue messo a punto per la diagnosi di tumori, ma questo ha il vantaggio di essere relativamente veloce, in quanto non comporta il lungo sequenziamento genetico del sangue del paziente.

Il nuovo test funziona invece rintracciando il Dna cancerogeno che circola nel sangue in base alle sue dimensioni. Tracciare il Dna di un tumore è solitamente molto difficile perché è immerso in una quantità enormemente maggiore di Dna sano, ma il team britannico ha identificato che ci sono differenze nelle dimensioni dei frammenti di Dna delle cellule tumorali e quelle dei tessuti sani e le ha utilizzate come chiave per effettuare la diagnosi. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista Science Translational Medicine.

I ricercatori hanno poi condotto un esperimento per vedere quanto fosse efficace la nuova metodica nel determinare la presenza di tumore e sono riusciti a rilevare il cancro del colon-retto, del dotto biliare, dell’ovaio, della mammella e della pelle nel 94% dei 68 pazienti testati. Un tasso di successo leggermente inferiore è stato raggiunto per i tumori del pancreas, dei reni e del cervello, individuando il cancro nel 65% dei 57 pazienti esaminati.

Il nuovo test ovviamente non è perfetto e ha dato anche un falso positivo, rilevando erroneamente il cancro in un paziente sano. Tuttavia, la biopsia liquida è certamente promettente e, come ha detto a New Scientist il coordinatore dello studio Florent Mouliere, il test del sangue potrebbe essere facilmente eseguito da laboratori commerciali, il che significa il passaggio dal laboratorio di ricerca alla vita reale potrebbe non essere troppo lontano.

Mouliere F et al. Enhanced detection of circulating tumor DNA by fragment size analysis. Science Translational Medicine 07 Nov 2018: Vol. 10, Issue 466, eaat4921.

https://pixabay.com/en/medicine-withdrawals-nurses-3493688/

Tumore della tiroide: scoprirlo presto per curarlo meglio

“Prevenire è meglio che curare” è la prima regola d’oro della medicina. La seconda è “diagnosticare presto per curare meglio”. Entrambe valgono a prescindere dall’area clinica, ma diventano particolarmente importanti in oncologia, soprattutto nel caso di vari tipi di tumore che, se colti in fase precoce, possono essere completamente eliminati e per quelli di gestione più critica che, individuati sul nascere, possono essere trattati in modo più efficace. I tumori della tiroide sono tra questi.

Diciamo subito che i tumori della tiroide veri e propri (ossia i carcinomi differenziati tiroidei) sono neoplasie abbastanza rare, corrispondenti a circa il 5% di tutti noduli tiroidei, che invece sono molto comuni, potendo essere riscontrati in quasi il 50% della popolazione, risultando però spesso innocui o comunque facili da gestire.

Secondo il più recente rapporto dell’Associazione Italiana Registro Tumori (AIRTUM), nel 2017 le nuove diagnosi di tumore della tiroide sono state oltre 15.000 e si prevede che entro il 2020 questo numero aumenterà notevolmente, soprattutto tra le donne (maggiormente colpite dalle malattie della tiroide in generale rispetto agli uomini).

Questo incremento nel numero di diagnosi non deve allarmare troppo, in quanto legato principalmente a una maggiore propensione a effettuare indagini di screening (in particolare, l’ecografia della tiroide) e non associato a un aumento della mortalità. Dai tumori della tiroide, infatti, si guarisce in oltre 3 casi su 4, soprattutto se si interviene con prontezza in modo corretto (generalmente con asportazione completa della ghiandola, seguita dall’avvio di terapia sostitutiva con ormoni tiroidei).

Per ottimizzare il riconoscimento, la caratterizzazione e la gestione dei carcinomi differenziati tiroidei, le principali associazioni di specialisti italiani che si occupano di tiroide hanno elaborato linee guida condivise che permetteranno a tutti i pazienti di essere presi in carico sulla scorta delle migliori evidenze scientifiche disponibili. Il che significa, in sostanza, garantire a tutti le massime possibilità di guarigione e di sopravvivenza, ancora più di quanto venga già fatto oggi.

Le nuove linee guida diagnostico-terapeutiche aiuteranno anche a capire meglio quali noduli devono essere considerati sospetti/pericolosi e, quindi, monitorati in modo più assiduo o immediatamente trattati e quali, invece, possono essere seguiti con controlli ecografici periodici più “rilassati”, per esempio una volta ogni 1-2 anni. In questo modo, si eviterà di sottoporre a terapie impegnative noduli che, con ogni probabilità, non daranno mai gravi problemi di salute.

Le “Linee guida italiane 2018 per la patologia nodulare e il carcinoma differenziato tiroideo” sono state redatte congiuntamente dall’Associazione Italiana della Tiroide (AIT), dall’Associazione Medici Endocrinologi (AME), dalla Società Italiana di Endocrinologia (SIE), dall’Associazione Italiana Medici Nucleari (AIMN), dalla Società Italiana Unitaria di Endocrino Chirurgia (SIUEC) e dalla Società di Anatomia Patologica e di Diagnostica Citologica (SIAPEC) e saranno ufficialmente presentate a Roma il 28-29 Ottobre, in occasione del convegno 6° Thyroid UpToDate – Linee guida e pratica clinica.

FontI

6° Thyroid UpToDate – Linee guida e pratica clinica (http://www.nordestcongressi.it/site/event/6-thyroid-uptodate-2018)

Pacini F et al. Italian consensus on diagnosis and treatment of differentiated thyroid cancer: joint statements of six Italian societies. Journal of Endocrinological Investigation 2018; https://doi.org/10.1007/s40618-018-0884-2

ALIMENTAZIONE E NUTRIZIONE
 
NATURA SPORT LUOGHI
 
COLTIVARE LA SALUTE
 
MENOPAUSA
 
MAMMA IN FORMA
 
MEDICINA TRADIZIONALE CINESE
 
CARDIOCHIRURGIA
 
FARMACI E DISPOSITIVI MEDICI
 
GENITORIALITÀ
 
LA CULTURA DELLA SALUTE
 
LE UTILITIES DELLA SALUTE
 
MEDICINA GENERALE
 
MEDICINA NATURALE, TERMALE
 
MENTE E CERVELLO
 
DISTONIA NEUROVEGETATIVA
 
MODI DI ESSERE
 
SALUTE E SOCIETÀ
 
SANITÀ E PAZIENTI
 
SESSUALITÀ
 
TERZA ETÀ
 
TUMORI
 
URGENZE
 
ALIMENTAZIONE E NUTRIZIONE
 
NATURA SPORT LUOGHI
 
COLTIVARE LA SALUTE
 
MENOPAUSA
 
MAMMA IN FORMA
 
MEDICINA TRADIZIONALE CINESE
 
CARDIOCHIRURGIA
 
FARMACI E DISPOSITIVI MEDICI
 
GENITORIALITÀ
 
LA CULTURA DELLA SALUTE
 
LE UTILITIES DELLA SALUTE
 
MEDICINA GENERALE
 
MEDICINA NATURALE, TERMALE
 
MENTE E CERVELLO
 
DISTONIA NEUROVEGETATIVA
 
MODI DI ESSERE
 
SALUTE E SOCIETÀ
 
SANITÀ E PAZIENTI
 
SESSUALITÀ
 
TERZA ETÀ
 
TUMORI
 
URGENZE
 
APPARATO DIGERENTE
 
APPARATO RESPIRATORIO
 
APPARATO UROGENITALE
 
CUORE E CIRCOLAZIONE
 
CUTE
 
INFETTIVOLOGIA
 
OCCHI
 
ORECCHIE NASO E GOLA
 
OSSA E LEGAMENTI
 
SISTEMA ENDOCRINO
 
SISTEMA NERVOSO
 
APPARATO DIGERENTE
 
APPARATO RESPIRATORIO
 
APPARATO UROGENITALE
 
CUORE E CIRCOLAZIONE
 
CUTE
 
INFETTIVOLOGIA
 
OCCHI
 
ORECCHIE NASO E GOLA
 
OSSA E LEGAMENTI
 
SISTEMA ENDOCRINO
 
SISTEMA NERVOSO
 

la tua pubblicità
in esclusiva SU
MY SPECIAL DOCTOR

completa il form e sarai ricontattato da un nostro responsabile