Prendi in mano la tua salute

Prendi in mano la tua salute

Prendi in mano la tua salute

SCOPRI TUTTI I CONTENUTI DI MY SPECIAL DOCTOR

TROVA UN DOTTORE NELLA TUA CITTà

SCOPRI TUTTI I CONTENUTI
DI MY SPECIAL DOCTOR

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Search in posts
Search in pages

TROVA UN DOTTORE
NELLA TUA CITTà

of

Epitassi: cosa fare?

L’epitassi è un’emorragia che ha origine all’interno delle fosse nasali. Il sangue può fuoriuscire attraverso le narici o transitare posteriormente nella faringe. Se l’emorragia è posteriore o se la situazione lo richiede si può praticare il tamponamento con catetere di Foley a palloncino, introducendolo nella narice e gonfiarlo fino ad avvertirne resistenza alla trazione.

Se non si conosce la causa del sanguinamento è necessaria una radiografia dei seni paranasali 2 settimane dopo la rimozione del tampone.

Fonte: Handbook della Guardia Medica a cura di Piercarlo Salari

Ematemesi

L’ematemesi è l’emissione orale di sangue con vomito. La sintomatologia ed i segni obiettivi dipendono dalle eziologia. Nel caso si tratti di emorragie massive saranno presenti una sintomatologia ed obiettività in caso di shock ipovolemico. È necessario eseguire delle procedure immediate come l’incannulamento della vena, la sospensione dell’alimentazione solida e liquida e l’inserimento di un sondino naso-gastrico.

Gli esami di laboratorio da eseguire sono: emocromo, azotemia, glicemia, ionogramma, endoscopia, angiografia, indagini radiologiche con isotopi radioattivo, ECG, PA. Nel caso di varici esofagee è indispensabile effettuare una scleroterapia perendoscopica in urgenza, emostasi endoscopica ed un eventuale infusione di Samotostatina. Per ematemesi di altra natura talvolta è necessario un intervento chirurgico mirato o terapia casuale.

Fonte: Emergenze mediche in Pediatria di Mediserve

Cos’è l’emoperfusione?

Si tratta di un sistema in cui il sangue viene portato dal paziente, mediante incannulazione arteriosa, in un circuito extracorporeo. Il sangue, prima di ritornare nell’organismo per via venosa, viene depurato dalle tossine. Per eseguire l’emoperfusione vengono utilizzate resine non ioniche e carbone attivato in forma granulare.

Così come per l’emodialisi, anche per l’emoperfusione non si può parlare di risposta universale a tutti i problemi che si pongono al clinico tossicologico. Essa deve essere limitata solo in alcuni casi:

  • L’adsorbente ha un’affinità per la tossina
  • La quantità di tossina circolante deve essere una buona parte di quella contenuta nell’organismo
  • Esiste una correlazione tra la concentrazione plasmatica della tossina e l’intensità di avvelenamento.

L’emoperfusione è controindicata quando:

  • La tossina ha un grande volume di distribuzione
  • L’inattivazione naturale metabolica della tossina è in grado di procedere più rapidamente del tempo necessario al personale sanitario per procedere con l’emoperfusione
  • Il meccanismo tossico è preciso e rapido.

L’emoperfusione è, quindi, indicata, quando:

  • Non è possibile effettuare altri metodi di trattamento
  • La tossina che minaccia il paziente ha un piccolo volume di distribuzione nell’organismo
  • La sostanza è stata identificata analiticamente nel sangue.

Tecniche

Per eseguire una emoperfusione è necessaria la collaborazione di persone esperte, in quanto richiede lo stesso grado di esperienza che serve per l’emodialisi. Devono essere disponibili servizi per misurare la concentrazione dei farmaci nel palsma, per poter controllare ripetutamente il bilancio elettrolitico, i livelli di eparina e gli altri parametri ematologici.

È possibile una caduta dei valori di leucociti e piastrine del sangue. Un sanguinamento casuale può essere preoccupante ed anche disastroso, per cui anche gli interventi chirurgici minori dovrebbero essere effettuati con prudenza.

Fonte: Vademecum di terapia degli avvelenamenti di Roy Goulding

Alzheimer, una proteina nel sangue rileva la degenerazione delle cellule nervose

Un nuovo studio, recentemente pubblicato su JAMA Neurology, indica che un semplice esame del sangue può rivelare se le cellule nervose nel cervello si stanno deteriorando a un ritmo anomalo. I ricercatori hanno analizzato la presenza nel sangue di una proteina, il cosiddetto neurofilamento leggero (NfL, Neurofilament light Chain) in pazienti affetti malattia di Alzheimer, rilevandone una concentrazione particolarmente elevata.

I campioni di sangue sono stati raccolti per diversi anni, e in più occasioni, da 1.182 pazienti con diversi gradi di compromissione cognitiva e 401 soggetti sani che hanno costituito il gruppo di controllo.

Quando le cellule nervose del cervello sono danneggiate o muoiono, la proteina NfL entra nel liquido cerebrospinale e poi nel sangue: esistevano già sospetti in merito, ma mancavano studi a lungo termine.

«Abbiamo scoperto che, nei pazienti che sviluppano il morbo di Alzheimer, la concentrazione di NfL aumenta nel tempo e che i livelli elevati sono correlati con l’entità del danno cerebrale accumulato», ha afferma il coordinatore dello studio Niklas Mattsson.

Com’è noto, l’Alzheimer è una malattia complessa, che si sviluppa gradualmente ed è difficile da analizzare nelle sue prime fasi, asintomatiche; la malattia comporta il deterioramento delle funzioni cognitive e fisiche insieme all’atrofia e alla morte delle cellule cerebrali. Allo stato attuale, non esiste un trattamento che possa ridurre la perdita di cellule nervose nel cervello e i farmaci disponibili sono in grado di mitigare i disturbi cognitivi, ma non di rallentare il decorso della malattia. Le misurazioni della concentrazione NfL nel sangue potrebbero servire per valutare l’efficacia di un farmaco nell’influenzare la perdita delle cellule nervose e determinarne il dosaggio ottimale.

Mattsson ritiene che il metodo possatrà presto tradursi in una procedura clinica standard: «presso l’ospedale universitario di Sahlgrenska a Göteborg, stiamo svolgendo il lavoro preparatorio per rendere questo metodo disponibile come procedura clinica nel prossimo futuro. Attraverso un semplice esame del sangue, i medici potranno misurare il danno alle cellule nervose, prodotto dalla malattia di Alzheimer o da altri disturbi cerebrali».

Mattsson N, Cullen NC, Andreasson U, Zetterberg H, Blennow K. Association Between Longitudinal Plasma Neurofilament Light and Neurodegeneration in Patients With Alzheimer Disease. JAMA Neurol. 2019 Apr 22.

ALIMENTAZIONE E NUTRIZIONE
 
NATURA SPORT LUOGHI
 
COLTIVARE LA SALUTE
 
MENOPAUSA
 
MAMMA IN FORMA
 
MEDICINA TRADIZIONALE CINESE
 
CARDIOCHIRURGIA
 
FARMACI E DISPOSITIVI MEDICI
 
GENITORIALITÀ
 
LA CULTURA DELLA SALUTE
 
LE UTILITIES DELLA SALUTE
 
MEDICINA GENERALE
 
MEDICINA NATURALE, TERMALE
 
MENTE E CERVELLO
 
DISTONIA NEUROVEGETATIVA
 
MODI DI ESSERE
 
SALUTE E SOCIETÀ
 
SANITÀ E PAZIENTI
 
SESSUALITÀ
 
TERZA ETÀ
 
TUMORI
 
URGENZE
 
ALIMENTAZIONE E NUTRIZIONE
 
NATURA SPORT LUOGHI
 
COLTIVARE LA SALUTE
 
MENOPAUSA
 
MAMMA IN FORMA
 
MEDICINA TRADIZIONALE CINESE
 
CARDIOCHIRURGIA
 
FARMACI E DISPOSITIVI MEDICI
 
GENITORIALITÀ
 
LA CULTURA DELLA SALUTE
 
LE UTILITIES DELLA SALUTE
 
MEDICINA GENERALE
 
MEDICINA NATURALE, TERMALE
 
MENTE E CERVELLO
 
DISTONIA NEUROVEGETATIVA
 
MODI DI ESSERE
 
SALUTE E SOCIETÀ
 
SANITÀ E PAZIENTI
 
SESSUALITÀ
 
TERZA ETÀ
 
TUMORI
 
URGENZE
 
APPARATO DIGERENTE
 
APPARATO RESPIRATORIO
 
APPARATO UROGENITALE
 
CUORE E CIRCOLAZIONE
 
CUTE
 
INFETTIVOLOGIA
 
OCCHI
 
ORECCHIE NASO E GOLA
 
OSSA E LEGAMENTI
 
SISTEMA ENDOCRINO
 
SISTEMA NERVOSO
 
APPARATO DIGERENTE
 
APPARATO RESPIRATORIO
 
APPARATO UROGENITALE
 
CUORE E CIRCOLAZIONE
 
CUTE
 
INFETTIVOLOGIA
 
OCCHI
 
ORECCHIE NASO E GOLA
 
OSSA E LEGAMENTI
 
SISTEMA ENDOCRINO
 
SISTEMA NERVOSO
 

la tua pubblicità
in esclusiva SU
MY SPECIAL DOCTOR

completa il form e sarai ricontattato da un nostro responsabile