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Tumori: quali sono i fattori di rischio accertati?

Di tumori negli ultimi anni si parla molto: sia perché, purtroppo, sono malattie che interessano milioni di persone; sia perché, fortunatamente, la ricerca biomedica compie continui passi avanti nella comprensione delle cause che li determinano e nell’individuazione di strategie preventive e terapeutiche che aiutano a contrastarli. Essere informati sull’argomento è importante, ma l’eccesso di informazioni su un tema così complesso può confondere un po’ le idee e indurre a comportamenti inutili o errati. Per esempio, sapete quali sono i principali fattori di rischio noti dei tumori e come evitarli? Mettevi alla prova con questo quiz.

Nuova stagione influenzale al via: le raccomandazioni per prevenirla

Anche quest’anno, con il riscontro del primo caso accertato a Parma in una bimba di 6 anni alla fine di settembre, la stagione influenzale è ufficialmente iniziata. Anche se impiegherà un po’ di tempo a entrare nel vivo, complici le temperature ancora miti che non permettono ai virus di moltiplicarsi e diffondersi con efficienza, non ci si deve sentire troppo al sicuro. Tra poche settimane, la situazione sarà ben diversa e la probabilità di ritrovarsi a letto con febbre alta, raffreddore, tosse, malessere generale e dolore alle ossa sarà decisamente elevata per tutti.
Le previsioni degli esperti dicono che ad ammalarsi saranno circa 6 milioni di italiani e che i virus in circolazione saranno particolarmente aggressivi. Per evitare i disagi e i rischi di complicanze associati al più classico e frequente dei malanni invernali, il ministero della Salute e tutte le istituzioni sanitarie a livello internazionale raccomandano, come ogni anno, l’assunzione del vaccino antinfluenzale stagionale, efficace e sicuro a tutte le età (a partire dal 6° mese di vita) e in qualunque categoria di persone, compreso il periodo della gravidanza e dell’allattamento (salvo specifiche controindicazioni individuali estremamente rare).
La vaccinazione è particolarmente importante per gli anziani (over65 anni), le persone affette da patologie croniche di tipo respiratorio (asma, broncopneumopatia cronica ostruttiva-BPCO, fibrosi cistica ecc.), cardiocircolatorio (insufficienza cardiaca, coronaropatie, fibrillazione atriale ecc.), metabolico (diabete ecc.), del sangue (disturbi della coagulazione, anemie ecc.) o del sistema immunitario (immunodeficienza congenita o acquisita), nonché tumori, malattie infiammatorie croniche intestinali (colite ulcerosa, malattia di Crohn ecc.) e/o malassorbimento, insufficienza renale o epatica e altre condizioni che aumentano il rischio di complicanze severe (polmoniti, scompensi respiratori e cardiometabolici, encefaliti ecc.) e la mortalità da influenza.
In tutti questi casi, così come in gravidanza, a chi svolge professioni a contatto con il pubblico, ad alto rischio di trasmissione dei virus e/o di pubblica utilità (personale sanitario, veterinari, allevatori, forze dell’ordine ecc.) e ai donatori di sangue, il vaccino antinfluenzale è offerto gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Il resto della popolazione dovrà pagarlo di tasca propria, ma a un costo di pochi euro, sicuramente inferiore a quello dei farmaci che sarebbero necessari per tenere sotto controllo i sintomi influenzali.
I preparati oggi disponibili per la vaccinazione antinfluenzale sono numerosi, presentano caratteristiche differenti e possono essere tri-valenti (ossia in grado di proteggere da tre tipi di virus) o quadri-valenti (ossia in grado di proteggere da quattro tipi di virus). Quelli trivalenti indicati per la stagione 2019-20, sulla base delle tipologie di virus che si prevede avranno la maggiore diffusione nei prossimi mesi, contengono i seguenti antigeni: A/Brisbane/02/2018 (H1N1)pdm09; A/Kansas/14/2017 (H3N2); a B/Colorado/06/2017 (lineaggio B/Victoria/2/87). In aggiunta, i vaccini quadrivalenti disponibili in Italia contengono come quarto antigene B/Phuket/3073/2013-like (lineaggio B/Yamagata).
Il vaccino da assumere va sempre concordato con il medico di famiglia o, nel caso dei bambini, con il Pediatra di libera scelta, che si farà carico anche della sua somministrazione attraverso un’innocua iniezione sottocute nella parte alta del braccio o, per i più piccoli, nella coscia (in alternativa, ci si può rivolgere al Centro vaccinale più vicino). Per non essere presi in contropiede dai virus prima di aver sviluppato una protezione immunitaria sufficiente (servono circa 15 giorni dopo la somministrazione del vaccino), è consigliato vaccinarsi tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre o, comunque, entro la metà di dicembre (anche in considerazione del fatto che i festeggiamenti natalizi sono ad altissimo rischio di contagio). Tuttavia, se non ci si è già ammalati prima, si può assumere il vaccino anche all’inizio di gennaio.
Oltre al vaccino stagionale, per ridurre il rischio di contrarre l’influenza e gli altri malanni di stagione veicolati da virus e batteri, è importante rispettare ben note e collaudate norme igieniche e di prevenzione pratica. Ossia: lavare le mani spesso, con acqua e sapone o preparati disinfettanti; evitare di toccare naso, bocca e occhi con mani non perfettamente pulite; limitare la permanenza in luoghi chiusi affollati (mezzi di trasporto e uffici pubblici, cinema, teatri, negozi, palestre ecc.); evitare di stare vicino a persone con sintomi respiratori sospetti o già ammalate; supportare le difese dell’organismo attraverso dieta sana (comprendente cibi freschi ricchi di vitamine e antiossidanti), buona idratazione (1,5-2 litri di liquidi al giorno), sonno sufficiente, attività fisica moderata, evitando il fumo e lo stress; aerare spesso le stanze in cui si soggiorna, soprattutto se ci sono familiari o colleghi di lavoro con sintomi da raffreddamento.
Fonti: EpiCentro-Istituto Superiore di Sanità (ISS) (www.epicentro.iss.it/influenza/Raccomandazioni-Ministero);  Ministero della Salute – portale Influenza (www.salute.gov.it/portale/influenza/homeInfluenza.jsp)

I danni dell’alcool

Nel mondo 1 persona su 3 consuma regolarmente bevande alcoliche (pari a 2,4 miliardi di persone, delle quali 1 miliardo e mezzo uomini e 900 milioni donne): questo il risultato di un recente studio, pubblicato ad agosto sulla rivista scientifica Lancet, che ha esaminato 694 studi sul consumo di alcol nel mondo e valutato i rischi per la salute associati al consumo di bevande alcoliche in 195 nazioni. Dallo studio emerge che il consumo di 10 grammi di alcol al giorno aumenta dello 0,5% il rischio di sviluppare problemi di salute e del 7% in chi consuma una quantità doppia.

L’utilizzo dell’alcool è un fattore di rischio per numerose patologie  e può compromettere la maturazione del cervello, soprattutto in quelle aree coinvolte nel controllo degli impulsi. In adolescenza la maturazione del cervello non è completa, vi sono aree come quella limbica che matura dopo i 20 anni. Ecco perché in alcuni Paesi, per esempio negli Stati Uniti, si pone il divieto di utilizzo degli alcolici sotto i 21 anni. I danni dell’alcol non interessano soltanto il cervello, ma tanti altri organi: è infatti un fattore di rischio per molti tumori (fegato, cavo orale, gola). L’organo maggiormente colpito è il fegato, ma risente dell’effetto tossico dell’alcol anche l’apparato cardiovascolare e gastrointestinale. Inoltre, chi abusa di alcol è più soggetto a ipertensione, ictus e cardiopatie. L’alcolismo causa malnutrizione, ma anche alterazioni della sessualità, diminuzione della libido, infertilità e impotenza, obesità. In definitiva:

  1. L’abuso di alcol crea dipendenza ed è paragonabile alle sostanze stupefacenti;
  2. L’alcol è cancerogeno e crea danni d’organo come la cirrosi epatica;
  3. Indebolisce il sistema immunitario e dà una maggiore sensibilità alle infezioni;
  4. Riduce l’assorbimento delle vitamine A, D ed E;
  5. Causa malnutrizione e alterazioni del peso corporeo;
  6. Modifica la produzione di ormoni, ha un’azione negativa sulla fertilità e non favorisce le prestazioni sessuali;
  7. In gravidanza può creare problemi al feto e al nascituro;
  8. Può interferire con le terapie farmacologiche in atto;
  9. Altera le funzioni cognitive ed è un fattore di rischio per il decadimento cognitivo;
  10. Altera l’attenzione, riduce i tempi di reazione e causa sonnolenza, per questo motivo l’alcol non va assunto se si guida.
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