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I casi di melanoma tra i giovani Usa sono diminuiti di quasi un quarto in dieci anni: le campagne informative funzionano

 

Le campagne di salute pubblica che incoraggiano le persone a proteggersi dal sole negli Stati Uniti sembrano dare buoni frutti, anche se per il momento sono visibili solo nella popolazione più giovane. Una nuova analisi ha rilevato infatti che l’incidenza del melanoma invasivo negli Stati Uniti è diminuita negli adolescenti e nei giovani adulti nell’ultimo decennio, sebbene sia aumentata nelle fasce di età avanzata.
Per la verità, l’autrice senior dello studio, la dermatologa Jennifer Gardner dell’Università di Washington, Seattle, ha prudentemente dichiarato a Medscape Medical News che «non sappiamo perché si stia verificando questa tendenza alla riduzione di melanomi».
È però un fatto che negli Usa ci siano state, nel corso degli anni, campagne e numerosi messaggi di esperti rilanciati dai media volti a promuovere la protezione solare a partire dall’infanzia e pian piano si è prodotta una diffusa consapevolezza dei pericoli dell’eccessiva esposizione ai raggi ultravioletti che ha certamente inciso sulle abitudini degli americani.
I dati statunitensi sono in linea con quanto già visto in Australia, dove si è documentata una riduzione dell’incidenza dei casi di melanoma rispetto agli anni ottanta, e anche in questo caso le campagne informative sono state numerose.
Il team di Jennifer Gardner ha analizzato i dati relativi a 988.103 casi di melanoma invasivo che erano stati registrati in due ampi database, riferiti ai primi quindici anni di questo secolo. In particolare, si è visto che tra il 2006 e il 2015 l’incidenza del melanoma è diminuita in modo significativo, di quasi un quarto, tra gli adolescenti (di età compresa tra 10 e 19 anni) e i giovani adulti (di età compresa tra 20 e 29 anni).  Al contrario, i tumori della pelle sono notevolmente aumentati negli adulti di età pari o superiore a 40 anni: mediamente dell’1,8% all’anno, sia negli uomini che nelle donne, con incrementi particolarmente pronunciati nelle fasce più anziane.
«Sappiamo che le scottature solari della prima infanzia e l’eccessiva esposizione ai raggi ultravioletti nelle prime fasi della vita sono un fattore di rischio per lo sviluppo del melanoma in età avanzata. È quindi possibile – ha spiegato Gardner – che gli interventi sulla salute pubblica non abbiano influenzato l’incidenza del melanoma nelle persone di età superiore ai 40 anni, perché hanno subito gli effetti dell’esposizione pregressa. Può darsi che le persone anziane abbiano adottato comportamenti di protezione dai raggi UV più avanti nella vita e che non abbiamo ancora visto l’impatto di questo cambiamento. Tuttavia, per ridurre al minimo il rischio di sviluppare i tumori della pelle, sosteniamo ancora fortemente che la protezione debba essere adottata per tutta la vita».
Fonte: Paulson KG, Gupta D et al. Age-Specific Incidence of Melanoma in the United States. JAMA Dermatol. 2019 Nov 13.

Melanoma, un nuovo laser individua le cellule tumorali nel sangue e può aiutare a distruggerle

In futuro, i dottori potrebbero essere in grado di individuare e uccidere le cellule tumorali con un laser non invasivo. Lo promette un articolo pubblicato su Science Transitional Medicine, in cui i ricercatori della University of Arkansas Medical Sciences hanno esposto le prestazioni di un loro innovativo dispositivo laser, che vanta un tasso di successo del 96% e una sensibilità 1000 volte superiore alla tecnologia attuale.
Come evidenziano gli autori, uno degli aspetti più spaventosi del melanoma è la sua capacità di metastatizzare all’inizio della progressione della malattia e, una volta che le metastasi hanno coinvolto organi distanti, il tasso medio di sopravvivenza a cinque anni crolla, da percentuali vicine al 100% nei casi di tumore non metastatico e rescisso precocemente, ad appena il 10-15%.
È dunque essenziale eliminare il tumore prima che abbia la possibilità di diffondersi e per fare questo i ricercatori si pongono l’obiettivo di individuare le cellule tumorali liberate dal tumore primario e circolanti nel sangue. È proprio qui che entra in gioco il nuovo dispositivo, un laser a impulsi brevi che riconosce le cellule del melanoma nei vasi sanguigni vicini alla superficie del corpo, che si riscaldano leggermente a causa della loro colorazione più scura. Il riscaldamento attiva una piccola onda acustica che viene poi intercettata dal rilevatore di ultrasuoni del laser, tanto efficace da individuare una singola cellula presente in un litro di sangue.
Testato su 28 pazienti con melanoma e 19 soggetti sani utilizzati come controllo, il laser ha rilevato le cellule tumorali circolanti in 27 dei pazienti con melanoma e in nessuna delle persone sane.
Il dispositivo non si limita a rilevare le cellule del tumore ma sembra anche in grado di distruggerle, in un trattamento che dura meno di un’ora, i cui livelli di sicurezza restano tuttavia da mettere a punto. Secondo gli autori, il trattamento probabilmente non basterà per eliminare del tutto il tumore, ma potrebbe essere usato insieme ad altri trattamenti per migliorarne le prestazioni. Questo laser potrebbe essere utilizzato anche per monitorare l’efficacia dei farmaci anti-cancro, controllare i segni di melanoma post-trattamento o assumere un ruolo preventivo simile a mammografia.

Galanzha EI, Menyaev YA et al. In vivo liquid biopsy using Cytophone platform for photoacoustic detection of circulating tumor cells in patients with melanoma. Sci Transl Med. 2019 Jun 12;11(496).

Melanoma, dubbi sullo screening generalizzato ma tutti d’accordo sull’importanza della prevenzione

Siccome i casi di melanoma sono in continuo aumento, ormai da qualche anno ai cittadini statunitensi viene chiesto di sottoporsi a screening precoce per questo tumore della pelle così pericoloso. Ma alcuni dermatologi si chiedono se lo screening generalizzato di persone senza sintomi abbia comportato una sovradiagnosi, con carichi d’ansia e trattamenti inutili. Un resoconto del dibattito in corso è stato riportato su Medscape, il portale dedicato alla divulgazione medico-scientifica.

Mentre il numero di casi di melanoma diagnosticati negli Stati Uniti è raddoppiato dal 1982 al 2011 e continua a crescere, i tassi di mortalità sono diminuiti solo leggermente. Dal 2007 al 2016, i decessi per melanoma sono scesi del 4% negli adulti fino a 50 anni e del 2% nelle persone di età superiore.

«Il grande aumento dei melanomi diagnosticati dovrebbe essere associato a un forte calo della mortalità – sostiene Ade Adamson, dermatologo e professore presso la University of Texas – ma si tratta di una discussione molto delicata perché siamo portati a credere che lo screening di persone sane e la diagnosi precoce salverà delle vite, indipendentemente dal tipo di cancro».

Secondo Adamson, i progressi tecnologici contribuiscono alle diagnosi eccessive, e porta l’esempio degli strumenti di scansione della pelle che rilevano piccoli cambiamenti che l’occhio non può vedere: ma anche per un esperto è difficile, a volte impossibile, distinguere la lesione maligna di un melanoma da una benigna nelle sue prime fasi. Ne possono derivare danni come diagnosi errate, sovradiagnosi, effetti estetici dovuti alle biopsie ed effetti collaterali associati ai farmaci, oltre all’inevitabile disagio psicologico per i pazienti.

C’è però chi la pensa diversamente. Joel Cohen, portavoce della American Academy of Dermatology, ritiene che la diagnosi precoce sia assolutamente essenziale: «intercettare un melanoma molto piccolo è qualcosa da festeggiare». Del resto, secondo i dati forniti dalla American Society of Clinical Oncology, i tassi di sopravvivenza a cinque anni per le persone il cui melanoma viene rilevato precocemente sono del 92%; invece, se il tumore si è diffuso ad altre parti del corpo, la percentuale scende al 23%.

Tuttavia, gli esperti sono tutti d’accordo su un fatto: la prevenzione è il primo importante passo per evitare il cancro della pelle. L’American Academy of Dermatology esorta tutti a seguire alcuni comportamenti: limitare l’esposizione al sole, specie nelle ore centrali della giornata; indossare indumenti protettivi come cappelli a tesa larga, occhiali da sole, pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe; applicare generosamente una crema solare resistente all’acqua, ad ampio spettro e con fattore di protezione 30 o superiore, anche nei giorni nuvolosi; riapplicare la protezione solare ogni due ore; evitare lettini abbronzanti e far controllare la pelle per individuare macchie nuove o sospette.

https://www.medscape.com/viewarticle/912697

Melanoma: tutto quello che c’è da sapere su questa patologia

l melanoma è un tumore maligno che origina dai melanociti, cellule che contengono il pigmento, detto melanina, responsabile della colorazione della pelle. Esso si può sviluppare nella cute di tutto il corpo, ma in rari casi può insorgere nelle mucose, come la bocca, i genitali, la congiuntiva oculare. L’incidenza di questo tumore è in continua crescita. È uno dei tumori più frequenti, con un’incidenza variabile tra 55 per 100.000 abitanti in Australia e 0,4 per 100.000 in Giappone. In Italia l’incidenza è di 6-13 casi ogni 100.000 soggetti circa.

Si tratta di uno dei principali tumori che insorge in giovane età e attualmente in Italia costituisce il terzo tumore più frequente in entrambi i sessi al di sotto dei 49 anni in quanto oltre il 50% dei casi di melanoma viene diagnosticato entro i 60 anni, a differenza di altri tumori che colpiscono soprattutto la popolazione anziana. La sede più colpita è il tronco nell’uomo e gli arti inferiori nella donna.

I fattori di rischio

I fattori di rischio del melanoma si dividono in personali ed ambientali. Per quanto riguarda i primi, gioca un ruolo moto importante la storia familiare infatti anche se l’ereditarietà dipende da più geni, pazienti con familiari affetti da melanoma presentano un rischio aumentato di sviluppare melanoma, così come è stato riportato che soggetti affetti da melanoma hanno un rischio nove volte maggiore di sviluppare un secondo melanoma. Un ulteriore fattore di rischio personale è stato descritto in soggetti con fototipi I e II (occhi e capelli chiari, pelle molto chiara), con numerose lentiggini e frequenti scottature.

Per quanto riguarda i rischi ambientali invece, il più importante fattore di rischio è certamente l’esposizione solare cumulativa, nonché l’esposizione a raggi UV artificiali (lampade abbronzanti). Altri fattori sono:

  • Esposizione solare intensa e intermittente
  • Pregresse ustioni solari
  • Esposizione a radiazioni UV artificiali, soprattutto se in età <35 anni

Le strategie terapeutiche

Il melanoma in stadio precoce viene trattato chirurgicamente. Il dermatologo o il chirurgo asporteranno la lesione sospetta e, dopo conferma istologica di melanoma, seguirà un intervento di allargamento dei margini. Lo scopo è di assicurare un margine di pelle sana attorno alla lesione maligna in modo da ridurre il rischio di recidiva locale.

Negli stadi più avanzati, invece, l’oncologo prenderà in carico il paziente e discuterà con lui la strategia terapeutica da adottare, il più delle volte la chemioterapia, spiegandone gli eventuali effetti collaterali. La chemioterapia è un trattamento sistemico, vale a dire che agisce sulle cellule tumorali eventualmente presenti. La terapia prevede la somministrazione di uno o più farmaci antitumorali. L’assunzione avviene sia per via orale che endovenosa che entra nel circolo sanguigno trasportandolo in tutto il corpo. La chemioterapia può essere effettuato in day hospital, presso il proprio medico curante o a casa. Questo naturalmente dipende dalla condizione di salute del paziente e dalla terapia prescritta. La chemioterapia viene scelta solitamente come terapia quando il melanoma si è metastatizzato.

Melanoma: un grave pericolo per la salute della nostra pelle

Mare o montagna, a chi non piace il sole in estate? Attenzione però agli effetti negativi che può comportare per la nostra pelle, soprattutto se è chiara e ricca di lentiggini e nei. Il rischio più temuto, infatti,  è il melanoma, che in Italia risulta il terzo tumore più frequente al di sotto dei 50 anni di età.

La sua insorgenza è legata a fattori genetici e ambientali, a partire dall’esposizione ai raggi ultravioletti, di cui le ustioni sono l’effetto. Le ustioni sono ancora più deleterie quando coinvolgono i più piccoli e, soprattutto, i figli di genitori affetti da melanoma o sopravvissuti ad esso. Questi bambini, infatti, presentano un rischio maggiore di sviluppare il tumore rispetto alla popolazione generale.

La prevenzione

La prevenzione migliore consiste in una diagnosi precoce. In che modo? Ogni adulto dovrebbe osservare ogni 2-3 mesi tutta la propria superficie corporea, e rivolgersi a un dermatologo quando un neo cambia colore, forma o dimensione, oppure quando insorge un nuovo neo. Inoltre, le persone con familiarità o tanti nei dovrebbero effettuare un controllo una volta l’anno. In tale occasione il dermatologo valuterà le caratteristiche di tutte le lesioni cutanee, sia ad occhio nudo, che con l’ausilio di una tecnica non invasiva, la dermatoscopia. Questo perché il melanoma talvolta non è riconoscibile ad occhio nudo e può essere scambiato per un tipico neo.

Tutti dovrebbero conoscere la “ regola dell’A-B-C-D-E”, utile per una diagnosi precoce. È sospetto un neo quando:

A – E’ asimmetrico

B – Presenta bordi irregolari

C – Ha un colore variegato: dal marrone chiaro al marrone scuro al nero

D – Ha un diametro superiore a 5 mm

E – Presenta un’evoluzione: i cambiamenti di colore, forma e/o dimensioni del neo, l’elevazione e la comparsa di sintomi come prurito e/o sanguinamento sono tutti elementi suggestivi di malignità.

Applichiamo sempre e frequentemente creme protettive, non restiamo troppo a lungo sotto il sole, ricordando che a proteggerci non basta l’ombrellone mentre sono utili maglietta e cappellino. Potremo così godere dei tanti benefici dei raggi solari senza rischi. E finita l’estate facciamoci controllare dal dermatologo!

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