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Frutta, verdura e vitamina D: abbronzatura perfetta e benessere

Ogni anno, si sa, prima ancora che arrivi l’estate si cerca di arrivare in spiaggia con un’abbronzatura perfetta. Si ricorre alle lampade, ad oli e creme particolari, il tutto per raggiungere il tanto desiderato colore ambrato che conferisce alla nostra pelle un tocco esotico ed affascinante. Non molti sanno però che per poter raggiungere l’abbronzatura che abbiamo sempre sognato è fondamentale quello che mangiamo. Alcuni alimenti infatti favoriscono la produzione della melanina, la sostanza responsabile dell’abbronzatura della nostra pelle. Oltre che conferire alla nostra cute una colorazione molto ricercata, il sole è anche fondamentale per la sintesi della vitamina D, elemento importantissimo per il benessere del nostro organismo.

Gli alimenti consigliati

Fra tutti gli alimenti che favoriscono la produzione della melanina, prime fra tutti ci sono sicuramente le carote, le “regine dell’abbronzatura”. Le carote infatti sono ricche di vitamina A, responsabile dell’attivazione della melanina. Basti pensare che in soli 100 grammi di polpa di carota ci sono 1200 microgrammi di vitamina A, più del doppio della quantità presente in qualsiasi altro alimento. Seguono, nei posti immediatamente successivi della classifica, spinaci, radicchio e albicocche. Tra la frutta che favorisce l’abbronzatura possiamo citare anche meloni, pesche, cocomeri e ciliege. Mentre invece tra gli ortaggi, i più indicati sono lattuga, sedano peperoni e pomodori. La maggior parte di questi alimenti, contraddistinti da un colore rosso/arancione, contengono betacarotene, precursore della vitamina A.

I benefici del sole

Oltre che per l’abbronzatura, il sole risulta davvero molto importante per la produzione di vitamina D, sostanza fondamentale per il nostro organismo. Viene sintetizzata infatti in seguito all’esposizione ai raggi solari, e rappresenta una valida alleata per il benessere di grandi e piccoli. Innanzitutto la vitamina D previene il rachitismo in quanto rinforza la struttura ossea, migliora il sistema immunitario rendendolo più efficace, previene il diabete e sembra avere un impatto positivo su malattie neurodegenerative (come il Parkinson e l’ Alzheimer). Inoltre si sta indagando sulla relazione tra vitamina D e tumori. Sembrerebbe infatti che la vitamina D abbia una funzione di prevenzione e di contrasto per il tumore al colon. Per queste ragioni è calorosamente consigliata l’assunzione di vitamina D, specialmente nei mesi invernali dove l’esposizione al sole è sicuramente inferiore rispetto ai mesi estivi, sia attraverso integratori suggeriti dal medico, sia attraverso l’alimentazione. E’ possibile trovare la vitamina D infatti nel latte, nel salmone, nel tonno, nelle uova e nei formaggi.

La vera fonte di vitamina D però, come già accennato, è il sole, utile quindi non solo a raggiungere l’abbronzatura che abbiamo sempre desiderato (grazie anche all’aiuto degli alimenti sopra indicati) ma anche a favorire la sintesi di questa preziosa sostanza indispensabile per la nostra salute.

Limitare i danni alla pelle prendendo il sole a giorni alterni e abbronzarsi di più

Mentre l’abbronzatura estiva si sta scolorendo con le piogge di novembre, arriva uno studio che può aiutare a trarre il meglio dall’esposizione ai raggi del sole. Sappiamo che si tratta di un difficile atto di equilibrio: troppo sole può portare al cancro della pelle, troppo poco alla carenza di vitamina D e alla depressione; considerazioni estetiche possono complicare ulteriormente le cose per coloro che amano avere una pelle abbronzata.

L’insolazione è la risposta della pelle a uno stress che comporta infiammazione, proliferazione cellulare e riparazione del Dna danneggiato dalle radiazioni ultraviolette. Questa reazione dolorosa può iniziare entro pochi minuti dal danno cellulare, mentre la produzione della melanina pigmentata scura, che serve a proteggere dai successivi attacchi dannosi, richiede ore o giorni.

La scoperta di Carmit Levy dell’Università di Tel Aviv è che la risposta della nostra pelle ai raggi del sole funziona su un ciclo di 48 ore.

«I risultati – ha affermato Levy in una nota – sono stati sorprendenti: ci aspettavamo una sincronizzazione su base giornaliera dei cicli protettivi della cellula».

Lo studio è stato fatto inizialmente sui topi di laboratorio: quelli che sono stati sottoposti a un ciclo di esposizione ogni due giorni hanno sviluppato cellule epidermiche di colore più scuro rispetto a quelli esposti ogni giorno o ogni tre giorni e soprattutto hanno fatto registrare un danno minore al Dna.

Il risultato è stato poi confermato anche per la pelle umana. Sia nei topi che negli esseri umani, è la proteina MITF (acronimo di melanogenesis associated transcription factor) a controllare la produzione di melanina e la sua diffusione nelle cellule vicine, dove agisce come una sorta di parasole microscopico. In entrambi i modelli, Levy ha scoperto che il MITF ha operato in modo più efficace con l’esposizione ogni 48 ore.

È difficile ipotizzare perché si sia formato un ritmo di questo tipo nell’organismo umano, dato che i nostri antenati si esponevano al sole ogni giorno, ma Levy ha ipotizzato che ci sia una connessione con la vitamina D prodotta dalla pelle, che risulta stabile nel sangue per 48 ore dopo l’esposizione al sole.

Malcov-Brog H, Alpert A, Golan T, Khaled M, Shen-Orr A, Levy C. UV-Protection Timer Controls Linkage between Stress and Pigmentation Skin Protection Systems. Molecular Cell Oct 25, 2018.

Come proteggersi dal sole in estate

Con l’arrivo dell’estate e con le belle giornate ci si espone sempre di più al sole. Relax, vacanze e abbronzatura, ma anche eritemi, scottature e invecchiamento della pelle. A questo punto ci si chiede se il sole faccia davvero bene alla salute.

Se da una parte favorisce la sintesi della vitamina D, fissa il calcio nelle ossa, combatte i batteri e la depressione, dall’altra parte un’esposizione solare massiccia e senza protezione può provocare danni permanenti alla nostra pelle. Quando ci si espone al sole la pelle assorbe parte dei raggi solari, avviando una reazione chimica che si sviluppa, in modo da proteggere gli strati profondi della cute. Nel momento in cui la pelle è a contatto diretto con il sole i melanociti vengono stimolati a produrre più melanina e quindi ci si abbronza. L’abbronzatura, quindi, è una sorta di autodifesa che la pelle attua per proteggersi dal sole, specialmente dai raggi ultravioletti, che sono quelli più dannosi per la nostra pelle.

Questi ultimi si dividono in raggi UVA, che stimolano l’abbronzatura ma che provocano anche l’invecchiamento della pelle e tumori cutanei, raggi UVB che favoriscono l’abbronzatura veloce e la sintesi della vitamina D, ma provocano scottature ed eritemi e i raggi UVC, che per fortuna non arrivano alla Terra, perché fermati dallo strato di ozono. Queste radiazioni danneggiano la pelle e il DNA, facendo aumentare anche il rischio di tumori.

Come proteggersi dal sole?

Le zone del corpo più a rischio sono sicuramente il viso, le braccia e la parte superiore delle spalle, in quanto sono quelle più esposte al sole. Per chi ha la carnagione chiara e gli occhi azzurri o verdi l’esposizione diretta ai raggi solari dovrebbe essere di 5-10 minuti, per le persone con carnagione scura e capelli e occhi scuri, invece, dovrebbe essere di massimo 45 minuti. Le creme protettive sono un buon metodo per proteggersi dai raggi ultravioletti e oggi in commercio ne esistono di diversi tipi. Ovviamente più è alto il fattore di protezione minore è il rischio di scottarsi. Si consiglia, quindi, di comprare sempre un solare con indice di protezione più alto rispetto a quello indicato per il proprio tipo di pelle, infatti queste creme vengono testate in laboratorio su quantità maggiori rispetto a quelle che vengono, poi, utilizzate realmente al sole. Altra cosa fondamentale è riapplicare la crema ogni volta che ci si espone al sole e quando si torna a casa, lavare per bene la pelle, togliendo ogni residuo e applicare un doposole che abbia proprietà lenitive e idratanti.

Una delle cose più importanti, ovviamente, è evitare le ore più calde della giornata, soprattutto se si tratta di portare dei bambini al mare. È consigliabile che questi prendano il minor sole possibile quindi portateli la mattina presto dalle 7.30 alle 9.00 e il pomeriggio dalle 17.30 alle 19.00. Inoltre, è consigliabile bere molto e proteggersi anche se ci sono nuvole o siete sotto l’ombrellone.

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